Il 1999‑10‑14 firmavano il CIPM‑MRA (Mutual Recognition Arrangement del Comitato Internazionale dei Pesi e delle Misure) 40 Istituti di Metrologia (NMI, National Metrology Institute) di tutto il mondo. Lo scopo dell’Accordo era (e ancora è): “di stabilire il grado di equivalenza dei campioni nazionali mantenuti dagli NMI firmatari; di realizzare il riconoscimento mutuo dei certificati di taratura e misura da loro emessi; di fornire ai governi e alle altre parti interessate fondamenti tecnici certi per accordi più ampi in merito agli scambi internazionali, al commercio e alle relative regolamentazioni.” (Download).
Il mondo è sempre più internazionalizzato e soggetto a regole obbligatorie o volontarie, moltissime delle quali basate su misure di caratteristiche dei prodotti o servizi scambiati. In assenza di fiducia reciproca nelle capacità di misura, le rilevazioni effettuate in un Paese produttore dovrebbero esser ripetute o validate in quello consumatore, con grande ostacolo al commercio e spreco di risorse. La radice e punto di partenza di tale fiducia è il riconoscimento mutuo fra NMI: infatti, se in un Paese la riferibilità metrologica delle misure discende dalle tarature effettuate dal suo NMI, quella internazionale non può che discendere dall’accordo fra le capacità di taratura degli NMI. A prima vista sembra scontato, ma non lo è affatto.
Questo ambizioso risultato è ottenuto attraverso due fasi. Nella prima, ciascun NMI dichiara le proprie CMC (Calibration and Measurement Capability), inserite nel proprio sistema di qualità secondo la ISO/IEC 17025 e validate fra pari da altri NMI oppure da organismi riconosciuti. Nella seconda, ciascuna CMC è periodicamente validata sperimentalmente mediante confronti internazionali: un medesimo campione o strumento o grandezza in qualche modo realizzata vien misurato dai tutti i partecipanti al confronto; alla fine, si confrontano i risultati e se ne verifica il grado d’accordo. In questo modo, gli NMI virtuosi possono dimostrare sul campo che le loro misure sono equivalenti a quelle degli altri, ciascuno entro la propria incertezza dichiarata; oppure, al contrario, s’individuano quegli NMI che credevano di vantare una CMC che in effetti non è sostenuta dalle evidenze sperimentali e dev’esser o ritoccata al ribasso oppure ritirata. Le CMC così validate sono iscritte in un database pubblico, il KCDB (Key Comparison Data Base); esso fornisce i dettagli e il raffronto delle CMC di tutti gli NMI aderenti, e accesso ai risultati e dettagli dei confronti internazionali.
Il KCDB fu istituito il 2000‑12‑13, poco dopo la firma del CIPM‑MRA e la prima tornata di 360 confronti; conteneva 286 CMC a partire dal settore della Lunghezza. Oggi il CIPM‑MRA è sottoscritto da 251 NMI e il KCDB contiene più di 26 000 CMC e poco meno di 2 000 confronti.
Una rete invisibile ed indefessa avvolge il mondo delle misurazioni internazionali per garantire quella fiducia mutua che ingenuamente si dà per scontata; ma superare con successo un confronto internazionale a dimostrazione di una CMC richiede la massima preparazione e concentrazione, ed ogni volta provoca quel brivido, che i metrologi ben conoscono, di dichiarare valori misurati con la miglior incertezza sapendo di confrontarsi con i migliori al mondo: nessun errore passa inosservato.