Ma quanti multipli ci servono?

La 27ª CGPM ha approvato una risoluzione che introduce due nuovi multipli e due sottomultipli delle unità di misura.

I valori delle grandezze misurate, espressi nella loro unità base, possono essere molto grandi o molto piccoli. Ad esempio, la frequenza di un telefono cellulare potrebbe essere 2 600 000 000 Hz, oppure la capacità di un condensatore elettrico 0,000 000 000 012 F. Tutti questi zeri dopo o prima della virgola confondono: servono a definire l’ordine di grandezza ma non sono cifre significative del valore. Per questo lo SI mette a disposizione i multipli e sottomultipli; ad esempio, con essi questi due valori si riducono rispettivamente a 2,6 GHz e 12 pF.

 

La progressione dei multipli e sottomultipli è logaritmica, uno ogni fattore 1000. osì i multipli sono kilo (simbolo k, 103), mega (M, 106), giga (G, 109), tera (T, 1012), peta (P, 1015), exa (E, 1018), zetta (Z, 1021) e  yotta (Y, 1024); i sottomultipli sono invece, simmetricamente, milli (m, 10-3), micro (µ, 10-6), nano (n, 10-9), pico (p, 10-12), femto (f, 10-15), atto (a, 10-18) , zepto (z, 10-21) e yocto (y, 10‑24). S’aggiungono poi, per la prima decade, i tradizionali deca (da, 101), etto (h, 102), deci (d, 10‑1) e centi (c, 10‑2). Si nota che i simboli sono in minuscolo per i sottomultipli e in maiuscolo per i multipli (con eccezione della prima decade, da, h, k, che sono minuscoli per ragioni storiche).

L’informatica è a base binaria, e viene naturale utilizzare la base 2 anziché 10. La UNI CEI EN 80000‑13 Grandezze ed unità di misura - Parte 13: Scienza e tecnologia dell'informazione (equivalente alla IEC 80000‑13) stabilisce i multipli per le grandezze informatiche, sulla base dei multipli SI: indirettamente, lo SI serve anche gli informatici. Per evitare confusioni, i multipli per le unità informatiche si chiamano e indicano diversamente: si aggiunge bi (abbreviazione di binary, pronuncia inglese bee, cioè bii in italiano con pronuncia lunga della i) dopo il nome del multiplo SI e si aggiunge “i” al simbolo. Così, da giga e G si derivano gigabi e Gi. La capacità di un file di 1 MB è in realtà correttamente espressa con 1 MiB e significa 220 B e non 106 B; non esattamente un milione di byte, un poco in più. Notiamo la chiave del trasferimento all’informatica dei multipli SI: siccome 210 = 1024 » 103, allora Mi = 220 = (210)2 » (103)2 = 106 = M.

Multipli e sottomultipli coprono 48 ordini di grandezza, da 10‑24 (yocto) a 1024 (yotta): tantissimi ma ancora non abbastanza in informatica. Si stima che la capacità di memoria globale sia prossima a 0,1 Yibit e in rapida crescita: ancora poco, e si esauriranno i multipli a disposizione. Così, la CGPM ha voluto prevenire il rischio di multipli spontanei e non armonizzati introducendone due nuovi SI, il ronna (R, 1027) e il quetta (Q, 1030), estendendo il campo dei multipli di un altro milione. Per pura simmetria, ha introdotto anche i corrispondenti sottomultipli, il ronto (r, 10‑27) e il quecto (q, 10‑30), anche se al momento non se ne vedono applicazioni.

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